mercoledì 17 settembre 2008

in difesa del copyright

Nella nostra società, tutti hanno voglia di esprimersi e nessuno ha voglia di ascoltare: i blog ne sono la prova. Naturalmente chi scrive ha sempre il desiderio, segreto o meno, di essere letto, e questo è vero da sempre, non è certo una novità dell'era contemporanea.
La novità ora è che tutti si sentono quasi in diritto di essere letti. Ho visto una pubblicità su un quotidiano, qualche tempo fa, di un'agenzia che permette a chiunque di stampare il proprio libro con tanto di codice ISBN, a pagamento ovviamente. Il motto era "Se l'hai scritto, va pubblicato".
Beh, mi sembra che sia un messaggio orrorifico.
Per questo non credo tanto nell'arte che si diffonde attraverso la rete - le case editrici sono ancora un modo di preservare il lettore, di proteggerlo da una pioggia di comunicazione scadente. E' giusto il concetto che la casa editrice si prenda la responsabilità di investire su un testo, credere nel suo valore e scommetterci del denaro. Nella società contemporanea, che piaccia o no, noi misuriamo il valore attraverso il denaro, ed è giusto che il denaro preservi o sancisca anche il valore dell'arte, oggi più che mai, per dare una minima garanzia anti-mediocrità al lettore.

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