domenica 8 febbraio 2009

Colori scuri - lavare separatamente

Questo fine settimana ha visto il mio umore assumere tutte le tonalità del nero.

L'eccitazione di giovedì sera - il rientro da Londra, l'adrenalina ancora in circolo dopo i due giorni di colloqui e l'hotel a Mayfair - si è protratta per gran parte di venerdì.

Devo finalmente ammettere di andare d'accordo con i miei compagni di classe. Devo ammettere che preferisco qualche piccolo episodio di squalaggine all'anonimato della mia vecchia università, e devo ammettere che è bello che qualcuno si accorga della tua assenza.
"Hey Rafi I haven't seen you and was wondering if u r ok? I hope the interview went well..Im going to London to relax. Tc Ill see u next week. C."

That was nice. Venerdì meeting di gruppo. Mi ritrovo a mediare fra due mie compagne, sinceramente e con l'unico intento di farle andare d'accordo, smussare gli angoli, ristabilire la pace, fare gruppo. Non riferire le cattiverie e sminuire le incomprensioni. Non so se sono diventata buona o se semplicemente mi rendo conto che la vita è più semplice per tutti quando tutti vanno d'accordo. Soprattutto quando si tratta di cazzate.

Venerdì sera, il blu elettrico dell'eccitazione cominciava ad assumere le sfumature del grigio; nella biblioteca semi-vuota, la mia superstressata compagna capiva come mi sentivo. They're gonna call.

Sabato c'è il sole. Mi infilo la mia tuta Nike e vado a fare colazione con un amico. La mattinata si protrae in varie innocenti perdite di tempo - by now, sono già piuttosto furente, e l'abbigliamento svaccato tradisce il mio stato d'animo. Andiamo a comprare vestiti per neonati (deve andare ad un battesimo). Perdo i miei guanti da bici. Mangio una fetta di torta. Mi avvio verso la business school.

Lavoro di gruppo. Lavorare con gli altri mi rilassa. La realtà è che sono un buon team player, fino a che non c'è qualcuno che mi osserva per giudicarmi. Parlo solo se ho un contributo interessante. Non interrompo. Coinvolgo i silenziosi. Lascio che i dominanti dominino, se ne sono in grado. Dopo tutto, se c'è un leader il gruppo ha tutto da guadagnarne.

C'è una festa Sabato sera. Ma non ci provo neanche a convincermi. Non è proprio cosa - il mio io sociale è categoricamente messo a tacere. Siamo su un nero calmo, come una macchia di petrolio. Al di là dei miei compagni di classe, la stupidità del mondo e della gente mi colpisce con più forza. Classico segnale del pessimo umore: nero tendente alla pece. Il mondo è pieno di idioti, penso sabato sera spegnendo la televisione. La mia tolleranza alle cazzate è ormai minima, e chiudo anche MSN in un moto di stizza. Per carità. I'm not up for bullshit. Facebook addirittura mi fa venire l'orticaria. Facebook, poi, la coltiva, la stupidità umana. La fa crescere, la mette in vetrina. Diciamocelo, ogni Facebook profile è il profilo di un perfetto idiota. I nostri status sono le parole che vorremmo dire ai nostri uomini, le cose estreme che non possiamo gridare alle fidanzate, tutte le parole che non abbiamo il coraggio di dire a chi ne sarebbe il legittimo destinatario. E così le propiniamo a tutti gli altri. Passi per gli adolescenti. Ma qua parliamo di adulti. Solo che col tempo l'età del rincoglionimento si estende sempre di più. Per questo voglio sposarmi presto. Perchè sento che tra qualche anno non ne potrò più di cazzate, per fortuna. Spero di sposare un uomo che mi rubi l'adolescenza, perchè diciamocelo, l'adolescenza è FI-NI-TA. Non voglio passare la vita a citare i testi della mia canzone preferita, come quando a 12 anni li scrivevo sulla smemo.

Continuo a pensare a dove ho sbagliato in quei due giorni. Sebbene razionalmente sappia che le ore che passano nel w.e. non contano, irrazionalmente ogni minuto mi fa sprofondare ulteriormente. Ogni minuto dirada le probabilità, e mi allontana da ciò che voglio.

Juha dice che il mondo non si ferma mai solo perchè non hai ottenuto qualcosa che volevi. Ha ragione. In questo momento mi sembra ancora di più una tragedia, che il mondo non si fermi. Sorrido al pensiero che mi chiede com'è andata. Mi manda i pesci che mi cantano "don't worry".

Domenica dormo. Non mi sento neanche in colpa. Poi faccio il bucato, e poi mangio. C'è il sole. Poi piove, poi nevica. 3 ore di lavoro di gruppo. Bene. Formal dinner in compagnia. Bene. Bene è tutto ciò che è reale e che mi tiene coi piedi per terra. Domani saprò.

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