martedì 27 gennaio 2009

Vampiri

Invece di occupare il mio tempo in attività costruttive quali, per esempio: la lettura del manuale di economia; cercare di non essere l'unica della classe a prendere insufficiente nel compito di statistica; prepararmi per quel famoso colloquio che potrebbe garantirmi un buon, saldo, glamorous posto di lavoro... Invece di tutto ciò, dico, io vado in giro a infatuarmi dei vampiri.

Non che ne girino tanti, in quel di Cambridge. Al massimo qui si può trovare qualche zombie sull'orlo del coma etilico; un undergraduate vestito da sacco dell'immondizia; qualche vicino di casa dalla stretta di mano gelida e umida - non basta certo questo a fare un vampiro.

Più la mia routine è severa e senza fronzoli, più io mi illanguidisco, mi faccio vittima dei romanzi, dei film romantici, delle canzoni di Bon Jovi. Ma tutto è questo è niente in confronto alla cotta che mi sono presa per Twilight, il film più riuscito di tutti i tempi nella categoria... -- beh, nella sua categoria.

Insomma, un vampiro è il massimo, chi non ne vorrebbe uno. Così misteriosi, così introversi, così problematici. Io, come tutte le donne, ho un pò la sindrome dell'effetto-salvifico. Non so che sindrome sia di preciso. Si manifesta come una tendenza verso l'uomo tenebroso, dal cuore di ghiaccio che si scioglierà solo per noi. Quel forte un pò indifeso. Quel timido ma indipendente. Quello che si fa i cazzi suoi ma poi appare all'ultimo quando ci deve tirare fuori dai guai. Se poi è emarginato, con un pò di senso di superiorità nei confronti di tutto e tutti, meglio ancora. Se poi ha dei poteri sovrannaturali e muore dalla voglia di succhiarti il sangue, praticamente mi sono già innamorata.





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