Leggere del mio amico D., che mi ha preceduto in territorio britannico, mi riempie di pura esaltazione. Sono assolutamente certa che quest'anno sarà un'esperienza memorabile per tutti e due, un evento di proporzioni gigantesche nell'economia delle nostre vite.
Ne sono così sicura forse perchè ricordo quanto mi ha cambiato andare a vivere all'estero per un anno, la prima volta. Allora partivo non sapendo bene cosa aspettarmi, e incerta sulle conseguenze del percorso che avevo scelto di seguire.
Ora una cosa la so: in un modo o nell'altro, it's a big thing.
Certo, dobbiamo anche fronteggiare le nostre paure, fa parte del gioco. Abbiamo investito molto su questa scelta e i dubbi sono tanti. Anch'io arriverò spaesata, un'altra volta, con il mio valigione al seguito. E chissà se mi toccherà dormire in una topaia per i prossimi dodici mesi. Per ora so che la mia stanza rientra nella categoria più economica, ma non so gli scarafaggi sono inclusi nel prezzo. Sono più rilassata rispetto a quando sono partita per la Finlandia, e spero di essere più adattabile. Vivere all'estero spazza via ogni pensiero rigido che pensavi di avere.
Lasciare Milano mi ha fatto bene. Una volta ho letto di una strana sindrome, persone che si sentono bene sono al mare. Beh, diciamo che non sono a quel livello, ma venire qui ha un forte potere calmante sui miei nervi.
Ho comprato Pavarotti Forever, il doppio cd commemorativo. Lo ascolto mentre cerco di finire un mio progetto prima di partire per Cambridge.
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